La Ferrata del Centenario

Quando si fondono passione, fatica, sudore e amicizia - il tutto condito da un pizzico di incoscienza - possono nascere i miracoli. Compreso quello di realizzare un sentiero ferrato che da Santa Barbara sale dritto per dritto («se l’è ‘n po’ stort dipendeva dai bicieri» ammette oggi Giorgio Bombardelli) sino a Cima S.A.T., 1.276 metri sul livello del mare, insinuandosi tra cenge, bosco e pareti strapiombanti che formano la Rocchetta. Tre blocchi di scale, oltre 300 pioli in ferro che salgono verso il cielo, un terrazzino che interrompe il primo vero salto di 45 metri e poi ancora su, il secondo salto di 51 metri e l’ultima scala che ti porta sulla vetta. È la ferrata «Via dell’Amicizia», o «Ferrata del Centenario» perché quando venne inaugurata (l’8 ottobre del 1972, agli «anta» quasi ci siamo) erano il centenario della S.A.T. e quei soldini che arrivavano da Trento facevano comodo e sarebbero serviti per sistemare il rifugio «Nino Pernici». Ma prima di tutto quel sentiero attrezzato era frutto della comune passione di un manipolo di uomini e ragazzi, innamorati della montagna, amici nella vita e nelle scalate. E per questo oggi è conosciuta nel mondo come «Via dell’Amicizia ». La ricorrenza dei quarant’anni è un evento speciale e per questo la S.A.T. di Riva, su tutti i volontari del Gram (Gruppo Rocciatori e d’Alta Montagna) e i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile, ha voluto celebrare il compleanno nel migliore dei modi. Come mai prima d’ora. Prima di tutto con un «grazie». Grazie a Renzo Tonelli, Mario Foletti, Tello Ferrari, Renzo Squarzoni, Sergio Giuliani e Giorgio Bombardelli. Ma anche Gigi Piccioni, Lino Brunelli, Mauro Caceffo, Gino Bugoloni (già capostazione del Soccorso Alpino) e Nino Miorelli, il presidente della S.A.T. di allora.
«Grazie» a tutti coloro che hanno realizzato il «loro» sogno che è il sogno di decine di migliaia di amanti della montagna. Un «grazie» espresso nel corso di una serata in sede S.A.T., stracolma di persone, e proseguito domenica con l’ascesa alla cima. Tutti insieme. Alcuni protagonisti di allora (Adriano Pellegrini, Italo Seia e Tello Ferrari) e circa 25 ragazzi dell’Alpinismo Giovanile che ha organizzato l’uscita, accompagnati in sicurezza dai volontari del Gram e dagli uomini del Soccorso Alpino di Riva. Lassù, prima a cima S.A.T. e poi giù a Capanna S. Barbara, per un ideale «passaggio di consegne», per sancire un legame indissolubile e trasmettere ai giovani quell’entusiasmo e quella passione che quarant’anni or resero possibile questo miracolo. E la festa è riuscita alla perfezione, compresa la splendida e gustosa torta a forma di Rocchetta preparata per l’occasione da Massimo Antonini. 
Il primo grazie e il primo abbraccio ideale venuto dalla platea che ha partecipato alla serata celebrativa è stato per chi non c’è più. A cominciare da Renzo Tonelli, colui senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile. «All’inizio io ero contrario alle ferrate - ha ricordato Donatello (Tello) Ferrari - È stato Renzo che mi ha convinto ». Erano gli anni Settanta. Prima di allora, nel lontano 1935, su quella «diretta» alla cima ci erano saliti solo Dante Dassatti e Bepi Angelini. Renzo Tonelli era il più «testardo». «Tutto passione, grinta e forza di volontà» ricorda oggi l’amico Albertino Betta. E di grinta e forza di volontà ce ne voleva da vendere a quei tempi. Mica c’erano l’elicottero o i trapani di oggi.
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